Differenze tra test molecolare, sierologico e antigenico rapido e fai da te | Altroconsumo

2022-10-09 01:25:03 By : Ms. Elena Rowe

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I test per il Covid non sono tutti uguali. Non tutti hanno valore diagnostico e le prestazioni differiscono a seconda del test o del momento in cui si esegue. Sapere esattamente a cosa servono, quando vanno fatti e che risultati possono dare può essere utile per non sbagliare scelta. 

Ci sono diversi tipi di test per il Covid: quelli che si possono fare autonomamente a casa e altri che possono essere eseguiti da un professionista in farmacia o in laboratori specializzati. Il costo di ciascuno può variare notevolmente. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

In linea generale, i test per il Covid si distinguono in quelli progettati per diagnosticare un'infezione in corso e quelli per determinare se la persona ha già contratto il nuovo coronavirus, che possono essere suddivisi in tre macrogruppi: test molecolari, test antigenici rapidi (per uso professionale o fai da te, noto anche come autotest) e test sierologici. Alla base di ogni gruppo vi sono metodologie diverse che determinano prestazioni differenti.

Saper distinguere un test dall’altro, permette di capire qual è il test giusto per la propria esigenza e quando è opportuno farlo, in modo da evitare inutili allarmismi o al contrario false rassicurazioni.

È attualmente il test più affidabile diagnosticare un’infezione in corso da nuovo coronavirus. È eseguito in laboratori specializzati su campioni biologici prelevati con un tampone a livello naso/oro-faringeo e quindi analizzati attraverso metodi di real-time RT-PCR (Reverse Transcription-Polymerase Chain Reaction) che permettono di amplificare alcuni geni del SARS-COV-2 maggiormente espressi durante l’infezione.

Il tampone molecolare è in grado di rilevare il virus in soggetti sintomatici, pre-sintomatici o asintomatici anche quando la carica virale è molto bassa, ad esempio agli inizi dell’infezione o in alcuni casi dopo la guarigione dei sintomi, quando le persone non sono più così contagiose ma possono ancora avere tracce del virus a livello di naso e bocca.

Essendo eseguiti in laboratori specializzati richiedono tempi più lunghi (generalmente i risultati sono disponibili in 24-48 h dal prelievo) e costi più elevati rispetto agli altri test.

Analogamente a un test molecolare, il test rapido all'antigene per uso professionale si esegue con un tampone naso-faringeo e permette di rilevare un’infezione da SARS-COV-2 in corso. Diversamente invece, rileva alcune proteine presenti sulla superficie del virus, definite in gergo tecnico antigeni (da cui il nome del test). Questi test contengono come substrato anticorpi specifici in grado di legarsi agli antigeni virali di SARS-CoV-2 ed il risultato della reazione antigene-anticorpo può essere direttamente visibile a occhio nudo o può essere letto mediante una semplice apparecchiatura al “point of care” senza la necessità di essere effettuato in un laboratorio specializzato. Li si esegue generalmente in farmacia, negli hub predisposti dalle Regioni o talvolta negli studi medici, danno risultati veloci (entro 15 minuti) e sono relativamente economici.

Purtroppo, è risaputo che i test antigenici rapidi sono tendenzialmente meno sensibili del molecolare, ossia hanno una capacità inferiore di identificare i pazienti con l’infezione. Questo “limite” è legato al fatto che il test è in grado di rilevare il virus se è presente in grandi quantità nel campione.  Motivo per cui se eseguito troppo precocemente, per esempio a ridosso del giorno del presunto contagio, è molto probabile che il test restituisca un risultato negativo malgrado la persona sia stata contagiata (falso negativo), in quanto nei primi giorni dell’infezione la carica virale è bassa e potrebbe essere inferiore al limite di rilevamento del test. I test antigenici sono più accurati se eseguiti dopo alcuni giorni dal contagio, per esempio a ridosso dei sintomi, quando la carica virale è più alta.

Il limite però della loro minore sensibilità può essere compensato dalla economicità, dalla praticità e dal più facile accesso al test, che consentirebbero alle persone di testarsi più frequentemente: un esame a sensibilità più bassa, se ripetuto frequentemente, può essere in grado di identificare correttamente le persone infette quanto un test a più elevata sensibilità. Per quanto riguarda la specificità, ossia la capacità del test antigenico di assegnare un risultato negativo alle persone che non hanno l’infezione vale a dire che indentificano correttamente i sani, è generalmente alta. Maggiore è la specificità, minore è il numero di falsi positivi (cioè di falsi allarmi).

Alla luce di quanto detto, un singolo risultato negativo di un test antigenico non permette di escludere l'infezione; potrebbe essere un falso negativo e rassicurare persone che in realtà sono state infettate ma non rilevate dal test. Bisogna considerarlo un risultato preliminare che richiede una conferma a distanza di 24/48h con un secondo/terzo test, soprattutto se si è in presenza di sintomi.

Si tratta di test auto-diagnostico che può essere eseguito a casa da una qualsiasi persona, senza recarsi in farmacia o in laboratorio, grazie a un kit che contiene tutto il materiale necessario e che si acquista al supermercato, in farmacia o online. L’intero processo è affidato alla persona che esegue il test: la raccolta del campione, l’esecuzione del test e la lettura/interpretazione dei risultati, sulla base delle istruzioni fornite dal produttore del test e presenti nella confezione. Ad oggi i self-test non sono considerati validi a livello nazionale per avviare la procedura di isolamento, pertanto, in caso di esisto positivo richiedono una conferma con un antigenico per uso professionale o un molecolare.

La metodologia alla base del self-test è la stessa di quella descritta per i test per uso professionale: si tratta di test che rilevano un’infezione in corso di SARS-COV-2 identificando le proteine di superficie del virus. Pertanto, valgono le stesse considerazioni fatte per i test ad uso professionale: i self-test hanno una sensibilità inferiore rispetto al molecolare, pertanto l’affidabilità del risultato dipende dalla carica virale presente al momento dell’esecuzione del test. Tuttavia, se si considera che i self-test sono ormai disponibili all’occorrenza, rapidi, accurati, economici e semplici da eseguire (con un prelievo meno “invasivo” di quello previsto dal tampone molecolare o dai test a uso professionale), il “problema” della minore sensibilità può essere superato con un uso più frequente del test. Persiste invece il problema derivante della mancata segnalazione dei risultati: oggi i cittadini che eseguono il self- test (ad eccezione di quelli che vivono in Emilia Romagna) non sanno a chi e come trasmettere l’esito, con il rischio che questi risultati vadano persi. Inoltre, esiste il rischio che senza un quadro preciso l’autodenuncia dei risultati porti a una sotto-segnalazione dei casi positivi, da parte di coloro che per esempio non vogliono sottoporsi a quarantena o da parte di chi per pigrizia si dimentica di farlo.

Noti i limiti di questi test, non bisogna rassicurarsi di fronte a risultato negativo di un singolo test soprattutto in presenza di sintomi: un solo test negativo non permette di escludere l’infezione da SARS-COV-2. Meglio ripetere il test a distanza di 24/48 ore. L’uso seriale del test, infatti, aumenta la probabilità di rilevare il virus quando la carica virale è alta (dal momento che questa varia nel tempo).

Malgrado i limiti di sensibilità, non va sottovalutato un grande vantaggio offerto dall’uso dei self-test: la possibilità di sottoporsi a test subito all’insorgenza di sintomi e in maniera più frequente consente di mettersi subito in auto-isolamento in caso di esito positivo. Una diagnosi precoce è essenziale non solo per limitare il contagio agli altri ma anche per garantire l’accesso alle cure primarie ai pazienti vulnerabili.

Si tratta di un esame in grado di rilevare la presenza nel sangue di anticorpi contro il SARS-COV-2. Non rileva il virus e pertanto non si sostituisce al tampone molecolare o a quello antigenico per stabilire la presenza o l'assenza di infezione acuta da SARS-CoV-2. Gli anticorpi, chiamati anche immunoglobuline, sono proteine che il nostro sistema immunitario produce a distanza di 1-3 settimane dal contatto con il virus, sia a seguito di infezione naturale che di vaccinazione.

Nelle persone non vaccinate la presenza di anticorpi indica che la persona ha contratto l’infezione, indipendentemente dalla forma (leggera o severa) o dalla presenza o assenza di sintomi. Tuttavia, il test sierologico non permette sempre di distinguere se si tratta di un’infezione passata o nelle sue fasi finali. Per questo, a inizio pandemia si raccomandava di eseguire un tampone molecolare in caso di esito positivo, per evitare che persone che avevano un’infezione in corso diffondessero il virus. Nelle persone vaccinate, la presenza di anticorpi indica che l’organismo ha risposto al vaccino producendo anticorpi contro il virus.

I test sierologici, dunque, indicano un’esposizione al virus, e non devono essere considerati strumenti diagnostici. Sono attualmente uno strumento utile per la ricerca, per valutare la presenza di anticorpi contro il virus (da infezione o da vaccinazione) in campioni di popolazione e per fare stime generali, e dovrebbero essere utilizzati a questo scopo, non per dare risposte certe di immunità ai singoli individui.

Un risultato negativo indica che il test non ha rilevato anticorpi contro il virus. Questo può significare che il soggetto non ha sviluppato una risposta anticorpale alla vaccinazione oppure che la persona non ha contratto l’infezione.  Tuttavia, nessun test è affidabile al 100%. Anche con questi test c’è il rischio di falsi negativi e falsi positivi, che dipendono dal grado di sensibilità e specificità del test usato e soprattutto dal momento in cui lo si esegue. Poiché la produzione degli anticorpi avviene entro 1-3 settimane dal contatto con il virus, un ricorso al test sierologico troppo a ridosso del contatto con il virus (per infezione o per vaccinazione) porterebbe sicuramente a un risultato negativo, con un duplice rischio: una falsa rassicurazione, se si è infetti, o un falso allarme se si è stati da poco vaccinati. Ricordiamoci quindi che ci vuole tempo perché si inneschi la risposta anticorpale.

Al fine di ridurre il numero di risultati di falsi positivi l’Istituto superiore di sanità raccomanda l’utilizzo di test del tipo CLIA e/o ELISA che abbiano una specificità non inferiore al 95% e una sensibilità non inferiore al 90%. Al di sotto di queste soglie, l’affidabilità del risultato ottenuto non è adeguata alle finalità per cui i test vengono eseguiti. 

Rispondiamo ai dubbi più frequenti sui test per il Covid.

Nessun test è affidabile al cento per cento: potranno sempre esserci casi in cui il test risulta erroneamente negativo (Falso Negativo) e casi in cui risulterà erroneamente positivo (Falso Positivo). L’affidabilità del risultato dipende da più fattori, alcuni propri del test, altri del contesto epidemiologico:

Il tampone molecolare è considerato il test più affidabile tra i test per la COVID-19 in quanto ha un’altissima sensibilità e specificità, ossia ha un’elevata capacità di identificare gli individui positivi al virus in modo che ci sia il minor numero possibile di falsi positivi e una altrettanto elevata capacità di identificare correttamente coloro che non hanno la malattia. Motivo per cui Il tampone molecolare è considerato il test di prima scelta. 

Tendenzialmente i test antigenici rapidi (sia per uso professionale che self-test) hanno una elevata specificità, ma una più bassa sensibilità rispetto al tampone molecolare, pertanto, necessitano di campioni in cui sia presente una carica virale alta. Se eseguiti troppo precocemente, cioè troppo a ridosso del possibile contagio, possono restituire dei falsi negativi e rassicurare persone che in realtà sono state infettate ma non rilevate dal test. La sensibilità e specificità dei test antigenici sono valutati confrontandone gli esiti con quelli del tampone molecolare; i loro valori, espressi in percentuale, si possono reperire nel foglietto d’istruzione presente nella confezione del test o a volte sul sito del produttore.

In caso di un contatto a rischio (contatti stretti di un caso positivo confermato) le regole di quarantena e isolamento sono stabilite dalle autorità sanitarie locali deputate e possono cambiare nel tempo.

È consigliabile monitorare l’eventuale insorgenza dei sintomi e sottoporsi a tampone, molecolare o antigenico, a ridosso dei sintomi (quando insorgono i sintomi la carica potrebbe essere più alta) e non troppo precocemente. Nulla vieta di eseguire il test anche in assenza di sintomi, soprattutto se si vive o si è a contatto con persone fragili, considerando però che se ci si sottopone troppo presto (a ridosso del presunto contagio) aumenta il rischio che il test restituisca un falso negativo. Il test, in modo particolare l’antigenico, è più attendibile se viene ripetuto nel tempo a distanza di 24/48 ore, anche con un self-test. Non è possibile escludere l’infezione sulla base di un solo test antigenico negativo (potrebbe essere stato eseguito nel giorno sbagliato, quando la carica virale era ancora bassa). 

In Italia sia il tampone molecolare che l’antigenico per uso professionale sono considerati validi per la diagnosi di COVID-19, e quindi permettono di avviare e terminare il periodo di isolamento in caso di positività. Pertanto, in caso di negatività a un antigenico non è necessaria la conferma tramite tampone molecolare. Diverso è il caso del self-test, che non è considerato uno strumento valido ai fini diagnostici né per il rilascio di eventi certificati, qualora richiesti.

Se a seguito di un antigenico negativo per uso professionale, si decidesse comunque di eseguire un tampone molecolare e questo risultasse positivo, sarà considerato valido il risultato del molecolare e verrà quindi avviata la procedura di isolamento.

Se dopo aver eseguito un tampone fai da te, sulla cassetta del test compaiono due linee in corrispondenza di C e T significa che il test ha rilevato il virus, pertanto che si è risultati positivi al SARS-CoV-2. Purtroppo, i self-test non rientrano nelle raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità per diagnosticare il Covid, pertanto non sono considerati validi per avviare e terminare formalmente il periodo di isolamento, tranne in Emilia Romagna dove a partire da gennaio 2022 è in vigore una procedura che permette ai cittadini di segnalare la propria positività al self-test attraverso il proprio Fascicolo sanitario elettronico.

Pertanto, in caso di positività a un self-test si può o contattare il medico curante per richiedere la prescrizione per eseguire un tampone molecolare o recarsi in farmacia/hub per eseguire privatamente un tampone rapido per uso professionale. Sarà cura del personale che esegue il test provvedere alla segnalazione all’ASL locale.  

L'elenco completo dei laboratori regionali di riferimento concordati con il Laboratorio di Riferimento Nazionale dell'Istituto Superiore di Sanità per l'esecuzione dei tamponi molecolari è consultabile sul sito del Ministero della salute. È possibile effettuarli gratuitamente con prescrizione medica oppure a pagamento in alcune strutture sanitarie private. Per quanto riguarda i tamponi antigenici si possono effettuare senza prescrizione medica a pagamento presso le farmacie, hub o strutture sanitarie private.

Sono esonerati dal pagamento gli utenti muniti di ricetta medica del Servizio Sanitario Nazionale per effettuare un tampone molecolare per Covid-19. Per il resto i prezzi possono variare molto in base al luogo svolto e al tipo di test. Come regola generale, i test di screening dell'antigene e gli autotest sono più economici, mentre il tampone molecolare è più costoso.

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