Endoscopi: le procedure di decontaminazione, detersione e disinfezione

2022-10-08 19:14:44 By : Ms. Aileen Lee

Pubblicato il 03.02.20 di Redazione Aggiornato il 30.01.20

Le procedure di endoscopia sono in crescente aumento in tutto il mondo, perché consentono di effettuare la sorveglianza, la diagnosi e il trattamento di molte patologie. Oltre alla corretta esecuzione della tecnica in sé è necessario porre molta attenzione a tutti i processi di preparazione e di successiva gestione di endoscopi e degli accessori, definito reprocessing. Per reprocessing si intende il trattamento di decontaminazione, detersione e disinfezione di alto livello degli strumenti endoscopici e dei loro accessori in modo da garantire una prestazione sanitaria sicura dal punto di vista infettivo per l’utilizzatore successivo.

Reprocessing: trattamento di decontaminazione, detersione e disinfezione di alto livello degli strumenti endoscopici

Gli endoscopi – rigidi o flessibili - differiscono per caratteristiche in base alla sede corporea nella quale dovranno essere utilizzati (es., laringoscopi, fibroscopi, laparoscopi, duodenoscopi, cistoscopi).

Gli endoscopi rigidi sono per lo più utilizzati durante le procedure chirurgiche, costituiti da un dispositivo rigido per l’illuminazione, un sistema ottico diretto e un canale attraverso cui possono passare specifici strumenti fino alla mucosa. Danno un’ottima visione diretta, ma a causa della loro brevità hanno un impiego limitato, arrecando anche molto fastidio ai pazienti.

Gli endoscopi flessibili hanno un calibro minore e una lunghezza maggiore che permette di estende il loro campo di utilizzo; presentano all’estremità una luce che illumina il campo, dei canali di uscita per aria, acqua, medicinali e strumenti insieme ad una telecamera collegata ad un monitor che trasmette le immagini.

L’endoscopia può essere svolta su diversi apparati; quella digestiva, ad esempio, può essere suddivisa in due macro-aree: gastroscopia e colonscopia, al fine di definire una procedura che va ad analizzare o il tratto gastrointestinale superiore o quello inferiore.

Oltre alla corretta esecuzione della tecnica in sé è necessario porre molta attenzione a tutti i processi di preparazione e di successiva gestione - definiti reprocessing - che garantiscono grande qualità alla procedura stessa, preservano la sicurezza e l’efficacia degli strumenti e minimizzano le complicanze.

Le complicanze, tra cui le infezioni trasmesse al paziente in seguito ad un esame endoscopico, spesso provengono da un difetto delle procedure di pulizia e disinfezione.

La letteratura è concorde nell’affermare che gli errori più comuni durante la procedura di reprocessing sono:

Che sia per azione diretta o su attribuzione agli operatori di supporto con supervisione, il ruolo infermieristico è cruciale soprattutto nella fase di preparazione dello strumento al ciclo con lava-strumenti, poiché si possono riscontrare problematiche non adeguatamente risolvibili durante i successivi passaggi. Fondamentale ricordare come gli operatori delle unità operative di endoscopia siano esposti a rischio biologico - a causa dai microrganismi con cui vengono a contatto - e a rischio chimico per la disinfezione di alto livello necessaria per gli strumenti.

Per reprocessing si intende il trattamento di decontaminazione, detersione e disinfezione di alto livello degli strumenti endoscopici e dei loro accessori in modo da garantire una prestazione sanitaria sicura dal punto di vista infettivo per l’utilizzatore successivo.

Per classificare lo strumentario endoscopico si ci avvale della Classificazione di Spaulding:

Soffermandosi sulle procedure di gestione dello strumentario va ricordato che le possibili complicanze infettive possono essere di doppia natura:

Poiché lo stato di portatore di talune infezioni può essere sconosciuto allo stesso paziente, qualsiasi soggetto che si sottopone ad un esame endoscopico deve essere trattato come potenzialmente infettivo. I patogeni coinvolti sono diversi, comprendono virus come quelli dell’epatite, funghi, parassiti e forme batteriche vegetative come Pseudomonas, Salmonella e Stafilococchi.

Un efficace protocollo di pulizia e disinfezione riduce il rischio d’infezione per i pazienti, assicura la qualità della performance procedurale e prolunga anche la vita del dispositivo, che se trattato in modo inadeguato potrebbe danneggiarsi in maniera irreparabile.

È fondamentale partire da un’adeguata formazione del personale con percorso dedicato, momenti di approfondimento e riqualifica se necessari e aggiornamento continuo individuale e sul campo.

Durante tutte le fasi del processo il personale deve fare un uso adeguato dei DPI, avendo sempre una protezione del corpo con camici puliti, guanti e una protezione del volto con mascherina chirurgica, schermo facciale o occhiali dedicati. La protezione del volto si intensifica se si trattano strumenti utilizzati per una procedura sulle vie aree dei pazienti, utilizzando appositi filtranti facciali FFP3.

La sala di lavaggio e disinfezione è un locale specifico, deve essere dotata di un percorso dedicato e separato tra sporco e pulito in più ad un’area di stoccaggio per l’idonea conservazione della strumentazione. La sala dovrebbe essere inoltre dotata di ricambi di aria adeguati (pari a 10/12 per ora) e fornita di aria compressa filtrata o meglio ancora di aria medicale per l’asciugatura completa della strumentazione.

Sono necessari almeno due lavandini in materiale non poroso, con capacità di immersione totale degli strumenti, per la detersione ed il risciacquo degli strumenti; sul piano di appoggio deve essere installato un bagno ad ultrasuoni per gli accessori riprocessabili.

La sala dovrebbe inoltre avere i requisiti impiantistici per l’installazione di lava-endoscopi. Possibile presenza di cappe di aspirazione se si usano materiali chimici in recipienti aperti.

I detergenti utilizzati in endoscopia possono essere divisi in due gruppi principali:

Si sconsigliano quelli con alcalini, poiché interferiscono potenzialmente con il materiale degli endoscopi. I detergenti che si usano devono essere poco schiumogeni in modo tale da sollevare i microrganismi ma non disperderli. In più l’assenza di schiuma permette di visualizzare con maggior precisione lo strumento per evidenziare alterazioni.

Le soluzioni detergenti che non contengono sostanze antimicrobiche dovrebbero essere rinnovate ad ogni utilizzo mentre quelle che le contengono dovrebbero essere rinnovate su base giornaliera.

In ogni caso in presenza di contaminazione da sporco visibile ad occhio nudo la soluzione detergente va eliminata e nuovamente preparata.

La disinfezione è una manovra effettuata allo scopo di eliminare il numero di organismi vitali su un dispositivo ad eccezione delle spore, garantendo un utilizzo sicuro sul paziente di tali apparecchiature.

Va garantita sempre una procedura di alta disinfezione agli endoscopi tra un utilizzo e l’altro. I principali disinfettanti utilizzati sono:

La pulizia e la detersione devono essere eseguite immediatamente dopo l’uso dello strumento con l’uso di un detergente enzimatico.

La pulizia manuale è indispensabile anche se si usano successivamente macchine automatiche per la disinfezione ponendo particolare attenzione al trattamento dei canali, zone dove possono formarsi dei macro-depositi.

Va poi effettuato un controllo della tenuta, connettendo il fibroscopio all’apposito dispositivo, prima di ogni esame e prima della detersione, per rilevare eventuali danni. Viene raccomandato l’utilizzo di lava-endoscopi automatiche per la disinfezione degli endoscopi. La disinfezione manuale dovrebbe essere utilizzata solo in casi di emergenza.

Di seguito vengono riportati i principali passaggi del reprocessing dopo la valutazione e comparazione tra linee guida e procedure aziendali.

Tutte le operazioni devono essere effettuate sotto cappa, con adeguati DPI, in una vasca chiusa.

Tutte le operazioni devono essere effettuate con adeguati DPI.

Gli armadi per lo stoccaggio degli strumenti devono essere dedicati, facilmente sanificabili e devono consentire il posizionamento verticale degli endoscopi. Devono essere posizionati in zone che non siano di passaggio.

Su quando riprocessare gli strumenti se non se ne fa un uso continuo non vi è unanimità, viene consigliato comunque di farlo dopo 72h.

Si cerchi di utilizzare per lo più materiale monouso per garantire una sicurezza maggiore alla procedura, infatti l’utilizzo di questo tipo di presidi garantisce sterilità e funzionalità totale ad ogni intervento.

Nel caso si utilizzino accessori di materiale pluriuso, sarà necessario garantire la rimessa in uso dopo aver effettuato tutte le fasi del reprocessing ed aver inviato le componenti in centrale di sterilizzazione.

Oltre alle soluzioni disinfettanti preparate appositamente può essere utilizzata un’apposita macchina ad ultrasuoni che conferisce alla soluzione in cui vengono immersi gli accessori specifiche caratteristiche dando origine alla formazione di innumerevoli bollicine che agiscono in modo diretto sul materiale eliminandone le impurità.

Va lasciata precisa tracciabilità di ogni momento del percorso di reprocessing su sistemi informatizzati o cartacei, al fine di poter evidenziare eventuali problematiche per migliorare la procedura. Va concordata con il proprio servizio una sorveglianza microbiologica continua, con invio di campioni prelevati sterilmente da varie zone e apparecchiatura della sala.

Fondamentale svolgere adeguata manutenzione in base alle direttive del costruttore e dell’ingegneria clinica del proprio presidio. Un costante controllo di tutte le sostanze e apparecchiature utilizzate permette di ridurre al minimo l’insorgenza di eventi infettivi.

Qualora se ne verificasse qualcuno andranno rianalizzate tutte le fasi del reprocessing al fine di isolare la componente che può aver dato vita a tale evento e apporre gli adeguati correttivi.

Effettuando nel modo adeguato l’igiene, la pulizia, la manutenzione e l’utilizzo di questi strumenti, si può garantire un perdurare della loro qualità nel tempo, riducendo sensibilmente i potenziali danni sulle persone.

In ogni fase di questo percorso, per vizi di fabbrica o non adeguata adesione alle fasi del reprocessing, può avvenire un’alterazione in grado di mettere a rischio la salute dei pazienti. Diventa dunque compito del personale sanitario migliorarsi e svolgere ogni procedura nel modo adeguato al fine di proteggere e garantire il miglior servizio per pazienti.

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Ditelo pure che è compito degli oss.....non siate timidi quando fa comodo a voi

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