Tecnologia italiana

2022-10-15 14:30:08 By : Ms. Hanny Li

iPhone 14 Pro e iPhone 14 Pro Max sono i primi smartphone Apple dotati di un sensore principale da 48MP, dopo anni a 12MP. Avendo usato per scopi professionali i sistemi fotografici degli iPhone Pro di precedente generazione, eravamo curiosi di scoprire come Apple si fosse giocata la carta dell’aumento di risoluzione del sensore. La risposta breve è “in maniera eccellente”, quella più lunga ha a che fare sia con il nuovo motore software di elaborazione delle foto, il Photonic Engine, sia con la notevole “malleabilità” delle foto in fase di editing sul dispositivo, in particolare le RAW.

 iPhone 14 Pro e Pro Max non fanno eccezione. La qualità delle foto è altissima e, con alcuni accorgimenti e un po’ di esperienza fotografica, si possono ottenere scatti che non abbiamo alcuna remora a definire “di livello professionale”. Per questa prova abbiamo testato a fondo un iPhone 14 Pro Max. Tutto ciò che diremo si può però applicare all’iPhone 14 Pro, che si distingue dal modello superiore solo per dimensioni dello schermo e della batteria. Nota: le foto di questo articolo sono state ridimensionate e processate. Tutte le originali e alcuni scatti aggiuntivi si possono scaricare da questo link.

Il sistema fotografico dell’iPhone 14 Pro Max mantiene inalterato il numero di fotocamere. Come sui modelli Pro precedenti, le ottiche sono tre. Quella principale monta il nuovo sensore da 48MP. L’ultragrandangolo con macro integrata è sempre da 12MP, ma il sensore è stato aggiornato: ha dimensioni più grandi rispetto al modello precedente (1 / 2,55”) e pixel maggiorati da 1,4 micrometri. 

Da 12MP anche il sensore dell’ottica zoom 3X, che non varia rispetto allo scorso anno. 

Nell’interfaccia dell’app fotocamera, vi sono tuttavia 4 opzioni di gamma ottica per la selezione della focale: oltre a 0,5X (ultra-grandangolo), 1X (sensore principale, equivalente a 24mm) e 3X (ottica zoom), ora c’è anche la modalità 2X. Non corrisponde a un’ottica precisa, ma è un ritaglio dell’immagine a 48MP paragonabile alle dimensioni di un’immagine scattata con un obiettivo (virtuale) da 48mm.

Nell’uso, va considerato che il ritaglio “2X” e un obiettivo da 48mm non sono completamente sovrapponibili: nell’immagine ritagliata la profondità di campo e le distorsioni rimangono infatti quelle dell’ottica fisica da 24mm. È utile tenerlo presente soprattutto quando si scattano ritratti: per evitare distorsioni facciali, è bene aumentare la distanza dal soggetto quando si usa la modalità 2X. Per scattare un ritratto, lo zoom 3X (77mm equivalente) rimane l’obiettivo con il miglior risultato ottico, ma non quella più adatta ad esempio per scattare al buio.  

I più attenti avranno inoltre notato una sottile differenza rispetto all’iPhone 13 Pro Max: il sensore principale è da 24mm anziché 26mm. È una novità utile soprattutto per scattare foto di paesaggio. Tuttavia Apple si è presa qualche libertà nell’arrotondare il calcolo di tutte le altre modalità. Se la lunghezza focale 1X è infatti 24mm, la matematica vorrebbe che lo 0.5X fosse un 12mm (e invece è un 13mm equivalente) e che il 3X fosse un 72mm (e invece è un 77mm equivalente). Le lunghezze focali dell’ultragrandangolo e dello zoom 3X sono insomma le stesse di quelle dell’iPhone 13 Pro, nonostante i 2mm di differenza dell’ottica principale. 

Da segnalare la macro, che è di fatto una quinta opzione del range ottico. Funziona come su iPhone 13 Pro Max: si può attivare o disattivare manualmente ma viene chiamata in causa in automatico dal dispositivo quando ci si avvicina molto a un soggetto. È un’ottima aggiunta ma non è ci parso di notare particolari differenze rispetto alla qualità, già ottima, delle macro che si potevano scattare con iPhone 13 Pro Max.

Il sensore principale da 48MP non scatta sempre a questa risoluzione (per fortuna): iPhone salva le immagini di default a 12MP, utilizzando un processo chiamato pixel binning, che unisce 4 pixel a formarne uno più grande. Non è una tecnica inventata da Apple, e non è neppure così nuova: i sensori giganti di molti concorrenti Android la applicano con successo ormai da anni (Huawei è stata una delle prime a portare questa tecnologia sugli smartphone). Il vantaggio del pixel binning è che quando si tratta di catturare una certa quantità di luce, soprattutto nel caso di sensori piccoli come quelli degli smartphone, 4 pixel sono molto meglio di uno. Non a caso il principale vantaggio della tecnologia è il miglioramento della qualità delle immagini scattate in condizioni di bassa luminosità.

È quello che si può percepire anche sull’iPhone 14 Pro: la modalità notte, che a differenza di molti Android su iPhone si attiva in automatico in base alla luminosità, viene chiamata in azione con minore frequenza. Ciò nonostante, la luminosità delle immagini scattate in notturna è visibilmente aumentata.

Non è sempre un vantaggio: talvolta una foto che ha la sua peculiarità nei chiaroscuri delle ombre notturne rischia di uscire un po’ troppo illuminata. Sta all’utente analizzare al meglio la situazione, per abbassare poi manualmente la luminosità dell’immagine scorrendo verso il basso l’esposizione nell’app fotocamera, oppure attivando lo slider della modalità notte per diminuire il tempo di scatto.

Per il resto, assieme ad alcuni Oppo di fascia alta e ai Samsung Galaxy S (soprattutto il modello Ultra), iPhone rimane per noi la scelta migliore per le foto in notturna. In particolare la scelta di integrare la modalità notturna in tutti gli scatti e di attivarla in automatico continua a sembrarci molto sensata, rispetto alla separazione che si ritrova nell’interfaccia della fotocamere standard Android.

La funzione del sensore da 48MP è principalmente quella di migliorare la resa generale delle foto, e la maggior parte degli scatti verranno comunque salvati di default a 12MP. Per attivare la piena risoluzione, infatti, bisogna passare necessariamente alla modalità RAW. L’esperienza d’uso di Apple qui differisce sensibilmente da quella dei concorrenti: sulla maggior parte degli smartphone Android, la piena risoluzione del sensore si può attivare come qualsiasi altra modalità fotografica. La foto salvata è di solito una Jpeg (o una HEIC) che è già stata processata e ridotta.

Su iPhone 14 Pro, i 48MP sono invece chiaramente confinati a una modalità “professionale”, grazie appunto all’accorpamento con la modalità RAW. Il formato è disponibile anche a 12MP, ma l’impostazione in questo caso va cambiata dalle preferenze e non si può modificare direttamente dall’app fotocamera. 

È una limitazione che secondo noi funziona, perché favorisce un uso controllato della risoluzione più alta: ogni scatto realizzato a 48MP è una foto pensata per questa modalità, che andrà poi post-processata come si farebbe nel caso di un flusso fotografico RAW tradizionale.

È proprio questa differenza “filosofica” che a nostro parere rende davvero Pro quest’iPhone. Il processo di elaborazione (ad esempio in Lightroom) che segue una serie di scatti in RAW ricalca (con i dovuti distinguo) il processo di sviluppo che seguiremmo con una macchina tradizionale. La qualità delle Apple RAW prodotte dai nuovi iPhone, poi, è eccellente: le foto che escono in questo formato sono estremamente malleabili, si prestano ai crop più spinti senza perdere di risoluzione e soprattutto si possono elaborare egregiamente su Lightroom, ottenendo foto finite di altissima qualità e soprattutto ancora adatte alla stampa.

L’unico vero svantaggio delle foto da 48 milioni di pixel è la dimensione: il peso degli scatti che abbiamo realizzato noi varia tra i 70 e gli 80MB. Attenti quindi allo spazio di archiviazione, soprattutto se si è scelto il modello da soli 128GB. È un taglio di memoria che a nostro parere sugli iPhone Pro e Pro Max non ha più alcun senso: 256GB dovrebbe essere la dimensione minima. 

La qualità raggiunta dal sistema fotografico degli iPhone 14 Pro è tanto dell’hardware quanto - soprattutto - del Photonic Engine. È una derivazione della tecnologia Deep Fusion, alla quale fa da complemento però, senza sostituirla. Si basa in gran parte sull’applicazione di nuovi algoritmi di deep learning alle immagini, pixel per pixel.

L’azienda parla di “miglioramento drastico della qualità delle immagini” soprattutto in condizioni di luci medie o basse. Il salto prestazionale non sfugge a un’osservazione attenta ed è senz’altro percepibile quando si scatta ad esempio all’alba o al crepuscolo. Nelle foto in piena luce la differenza rispetto all’iPhone 13 Pro Max si nota meno per il sensore principale, ma è chiaramente visibile nelle immagini scattate con l’ultragrandangolo (alle quali contribuisce però anche il nuovo sensore).

Oltre alla qualità delle foto in condizione di medie-basse luci, i miglioramenti più evidenti che ci sembra di poter addurre alla presenza del Photonic Engine sono principalmente due. Innanzitutto l’elaborazione della foto immediatamente dopo lo scatto. Su iPhone 13 Pro Max c’è una breve pausa tra la registrazione dell’immagine e il processamento finale della foto. Su iPhone 14 Pro Max quel gap è nettamente diminuito. L’’impressione è che il software sia molto più rapido ad interpretare ed elaborare la foto. Merito probabilmente anche del nuovo processore A16 Bionic, ma visto che il salto hardware non è così drastico rispetto all’A15 Bionic, crediamo sia lecito collegare questo miglioramento all’ottimizzazione computazionale. 

L’altro aspetto che ci ha colpito positivamente è la coerenza cromatica tra i tre obiettivi diversi. Anche in questo caso non è dato sapere quanto il merito vada al Photonic Engine, ma sicuramente questo aspetto rimane uno dei punti su cui iPhone continua a battere i concorrenti Android, anche quelli più blasonati. L’omogeneità è particolarmente apprezzabile sul grandangolo e sull’ultragrandangolo. L’ottica 3X appare leggermente meno polarizzata, ma c’è comunque una coerenza cromatica notevole tra il crop della foto a 24mm e lo zoom da 77mm.

Durante la nostra recensione ci siamo concentrati soprattutto sulle capacità fotografiche dell’iPhone 14 Pro Max, ma le novità non mancano anche per i video. C’è in particolare una nuova funzione che fa la differenza rispetto all’iPhone 13 Pro Max, ed è l’Action mode. È una modalità di ripresa iper-stabilizzata che funziona ritagliando il campo di inquadratura. L’effetto finale è sorprendente. È pensata soprattutto per riprendere soggetti in movimento mentre anche l’operatore si sta muovendo, ma a nostro parere dà il massimo nell’inseguimento dei soggetti mentre si sta fermi, muovendo solo il dispositivo. L’abbiamo messa alla prova in varie situazioni e riteniamo sia un’aggiunta di livello professionale al già ottimo armamentario delle funzioni video di iPhone. 

Da segnalare infine la possibilità di utilizzare il Cinematic Mode (cioè la sfocatura selettiva dei soggetti nei video) anche in modalità 4K. Un passaggio obbligato per una funzione che però, nonostante la fanfara con cui è stata presentata su iPhone 13 Pro Max, mostra ancora molti limiti legati alla qualità luminosa della scena e al tipo di soggetto. Funziona molto bene, come già sul modello precedente, ma per raggiungere risultati di livello qualitativo professionale serve fare molta più attenzione alle condizioni al contorno rispetto alle altre modalità video. 

Dalle nostre prove ci è parso chiaro che l’iPhone 14 Pro e Pro Max montino il miglior sistema fotografico mai visto su un iPhone. Era vero già l’anno scorso per l’iPhone 13 Pro e 13 Pro Max e, salvo imprevisti, sarà vero anche per l’iPhone 15 Pro e 15 Pro Max del prossimo anno. Nonostante nel suo complesso lo smartphone sia un aggiornamento evolutivo del modello precedente, le novità non mancano. Spiccano in particolare il nuovo sensore da 48MP, la cui implementazione ci ha soddisfatto sia da un punto di vista tecnico sia per l’integrazione nell’interfaccia, e l’action mode nei video. Molto bene anche la nuova ottica ultragrandangolare, con un nuovo sensore più grande: risolve alcuni dei difetti nella resa cromatica e nella distorsione del modello precedente. Davvero notevole, infine, l’aggiunta del Photonic Engine, che eleva ulteriormente le già eccellenti capacità computazionali del sistema fotografico degli iPhone Pro.

A confronto con altri ottimi smartphone fotografici del 2022, l’iPhone 14 Pro svetta soprattutto per due caratteristiche fondamentali: la coerenza cromatica tra tutti e tre i sensori, merito dell’elaborazione computazionale, e la ripetibilità delle caratteristiche dell’immagine, che permette di “progettare” lo scatto al meglio, come si farebbe con una fotocamera tradizionale, minimizzando le imprevedibilità dell’algoritmo di processamento. Unico vero neo, il prezzo. L’iPhone 14 Pro Max da un 1TB, il top di gamma assoluto, quest’anno arriva a costare 2139 euro: è all’incirca il prezzo di una buona fotocamera APS-C di livello prosumer.