Un “Don Giovanni” come non l'abbiamo mai visto: venerdì 21 al Civico - Infovercelli24.it

2022-10-16 21:01:06 By : Ms. haimi Zhang

Alberto Barbi e Giuseppe Raimondi

Sarà un "Don Giovanni" come non l'avete ancora visto, quello che andrà in scena venerdì 21 ottobre al Teatro Civico  proposto dall'impresa Lirica Tamagno Opera Off in collaborazione con il patrocinio del Comune di Vercelli. 

La celeberrima opera mozartiana verrà rappresentata con un linguaggio e una formula che - pur non stravolgendo assolutamente la partitura tradizionale e il libretto di Da Ponte - mostrerà un approfondimento nella lettura dei personaggi, nella rappresentazione e nel messaggio rivisitato con la sensibilità dei giorni nostri.

L'intento del direttore artistico, Giuseppe Raimondo, e del regista, Alberto Barbi, è proprio quello di "attualizzare" la figura di Don Giovanni (e conseguentemente tutte le altre)  in un contesto totalmente contemporaneo, di lavorare su più sfumature, permeare il tutto di rapidità nell'azione e nella scenografia.

L'impresa lirica Francesco Tamagno, fondata a Torino nel 1992 e riconosciuta dal Mibact dal 2002,  è legata  a Vercelli, non solo per le rappresentazioni, al Civico nel 2008, de "Il Trovatore"  e "La forza del destino", ma anche perchè la presidente Angelica Frassetto, soprano dalla vasta attività concertistica, fu finalista al Concorso Viotti nei primi anni Sessanta.

Un ricordo assai caro per la grande artista che nel 1964 vinse poi il primo concorso lirico "Beniamino Gigli" e "Giuseppe Verdi" di Torino.

All'allestimento di opere liriche di tradizione su tutto il territorio regionale, negli ultimi anni si è affiancata la volontà di generare nuove modalità per vivere l'Opera, di raccontarla con linguaggi e formule diverse: da qui la creazione di "Opera Off" la cui direzione artistica è affidata al suo giovane e talentuoso ideatore, il tenore torinese Giuseppe Raimondo, che unisce in un sol ruolo le passioni della sua vita: musica e teatro.

«Opera Off - spiega Raimondo - realizza le rappresentazioni operistiche  in spazi non convenzionali, in maniera semplice e diretta, senza pregiudizi sociali di nessun genere, con biglietti alla portata di tutti. Sul territorio torinese siamo ben radicati già da quattro anni, e portiamo l'opera ovunque:  negli ex spazi industriali, nelle aree pedonali, nei giardini pubblici, nei centri per anziani. Alcuni spettacoli, finanziati dal Comune, dalla Fondazione CRT e dalla Regione Piemonte, sono addirittura gratuiti.

«Proprio sulla spinta di questa progettualità ho voluto allargare l'orizzonte della nostra proposta artistica con un circuito complementare, il Circuito Lirico Piemontese, in cui l'opera è allestita in teatri convenzionali (come quello di Vercelli, città con una lunga e importante tradizione musicale). Grazie al sostegno del Ministero dei Beni culturali per il triennio 2022-2024 abbiamo ricevuto  un'ulteriore spinta propulsiva per i nostri progetti, che contiamo di portar avanti con maggior tranquillità organizzativa e anticipazione di intenti per i prossimi due anni.»

La compresenza di toni drammatici e comici nel "Don Giovanni" inducono a ridere e a riflettere. Che taglio ha dato al protagonista?

«E' un taglio che scaturisce dalla mia identità artistica, legato fortemente alle mie esperienze formative. Don Giovanni è un personaggio totalmente contemporaneo, visto non in senso negativo o come figura dispotica, ma come colui che "irradia di luce e colore" a tutti gli altri personaggi dell'opera. Soprattutto i personaggi femminili, senza la sua presenza, non avrebbero senso: Zerlina, Donna Elvira, Donna Anna. Don Giovanni è il fulcro, tutto ruota attorno a lui, e anche l'allestimento ne tiene conto. La luce sarà fondamentale, oltre alla mobilità della scenografia, sempre tenendo presente che si tratta di un personaggio che fa della sveltezza la sua caratteristica principale».

Cosa ci dobbiamo aspettare da quest'Opera attualizzata? 

«Prima di tutto una rappresentazione  che parte dalle idee e non dagli allestimenti faraonici. Una delle nostre prerogative è lavorare "con" le idee e "sulle" idee. La scenografia  che vedrete rimanda un po' al "teatro povero", a quella volontà che aveva Peter Brook di mettere in scena l'opera. Il dialogo diretto fra attori/cantanti ne è l'aspetto principale  per permettere che il dramma mozartiano possa essere compreso in maniera più efficace dal pubblico, anche e soprattutto da quello profano, non usando archetipi o artifizi strani. Lavoriamo molto sull'attorialità. Nonostante questo apparente sconvolgimento non abbiamo effettuato alcun taglio o modifica al testo, rispettando totalmente la volontà dell'autore con il finale a sfondo morale».

Ma da dove è scaturita l'idea di impegnarsi in un'opera così complessa, impegnativa, un dramma che sin dalla sua prima rappresentazione in quel di Praga, il 29 ottobre del 1787, ebbe immensa fortuna?

Così il regista Alberto Barbi.

«Banalmente potrei rispondere perchè a me piace tantissimo. Ma non sarei esaustivo. In realtà Don Giovanni e Faust sono gli unici due miti che non giungono dal mondo greco essendo intrinsecamente occidentali. Sono regista di teatro, ho dedicato anni allo studio del teatro fisico e della commedia dell'arte, Molière in primis. Per cui Mozart è stata la diretta conseguenza».

Come ha "attualizzato" gli altri personaggi dell'opera?

«Ci siamo trovati a ragionare sul concetto che il mito rimane uguale mentre è il pubblico ad essere cambiato.  Don Giovanni nel tempo ha subito molte metamorfosi. Ad esempio la differenza fra quello di Mozart e quello di Molière è sostanzialmente che il primo è molto più violento, cerca di prendere le donne sempre con la forza non con l'intelligenza, è indifferente al dolore altrui e anche alla manifestazione del soprannaturale. Anche la percezione della figura femminile è sostanzialmente cambiata, questo è evidente.

Senza svelare nulla per non vanificare l'effetto sorpresa, posso però anticipare che per buona parte dell'opera il nostro Don Giovanni è molto simpatico per poi rivelare solo verso la fine la sua vera natura. Un altro esempio? Il personaggio del Commendatore, che abbiamo "attualizzato" ispirandoci alla figura di Marley che fa visita a Scrooge nel "Canto di Natale" di Dickens. Abbiamo lavorato  su più sfumature anche per  le figure femminili: se Donna Elvira appare come la figura virtuosa, Zerlina diventa quella scaltra che, subodorata la possibilità di una scalata sociale, poi si ritrova nei guai. L'animo umano non è dicotomico, o solo bianco o solo nero ma soprattutto sono i grigi, o meglio, le sfumature, che predominano. Questa è l'idea che vogliamo rappresentare,  emblematicamente simboleggiata anche dalla scenografia, con tante luci, tante ombre , tanti colori. Dal punto di vista visivo l'abbiamo  concepita partendo dai colori dell'iride. Se Don Giovanni è totalmente bianco, il Commendatore all'opposto è totalmente nero e gli altri personaggi avranno dei costumi che riprendono in totale i colori dell'iride. Il bianco irradia a cascata creando una piramide di colori».

Fa venire in mente la copertina di "The Dark side of the Moon" ..

«In realtà avevamo anche ipotizzato di visualizzare il momento in cui il raggio bianco colpisce il prisma creando i colori, ma poi ci abbiamo ripensato perché  si rischiava di apparire  una cover band dei Pink Floyd... Attualizziamo si, ma sempre con criterio».

Senza alcun dubbio, Pink Floyd o meno, il progetto è assai interessante e merita attenzione. Certo è che non ci si annoierà.

E' pur vero che quando si toccano i "mostri sacri"  si rischia di far arricciare il naso ai cultori dell'opera tradizionale. Per alcuni il mondo performativo contemporaneo di rappresentazioni liriche e teatrali suona come un'eresia, quasi una profanazione estetica. 

Ma i tempi cambiano, abbiamo vissuto e stiamo vivendo una accelerata mutazione temporale ed esistenziale.

Le regie d'opera attualizzanti sono necessarie per una rinascita dell'opera lirica. Non dobbiamo dimenticare che quest'ultima si è imposta come genere popolare, gli spettacoli dialogavano con la contemporaneità e non erano a esclusiva fruizione di pochi eletti.

Riportare l'opera alla sua dimensione più pura, rimetterla in contatto con la realtà, renderla fruibile a tutti, non è avanguardia, ma un ritorno alla tradizione: quella di un meraviglioso spettacolo di teatro, di musica e - soprattutto - di voci.

Biglietti in prevendita su: https://www.ciaotickets.com/biglietti/don-giovanni-vercelli